Il Metabisolfito è una sostanza molto utilizzata in enologia.
Molti pensano che i solfiti siano un aspetto negativo, ma è opportuno ricordare che si tratta pur sempre di elementi già presenti in natura e che anche la fermentazione dei lieviti presenti sulla buccia dell’uva può generare solfiti.
Nella produzione di vino si aggiungono all’uva, così quando i grappoli arrivano in cantina la solfitazione evita l’ossidazione del succo, limitando lo sviluppo di batteri e consentendo ai lieviti di avviare e portare a termine una buona fermentazione. La solforosa è usata per conservare il vino, per limitarne l’ossidazione e per rendere più limpido il mosto.
Ovviamente non si deve abusare di queste sostanze e come sempre e su tutto c’è una via di mezzo. La normativa europea ha individuato come limite massimo i 150 mg/l per i vini rossi e 200 mg/l per i vini bianchi, con ulteriori specifiche per particolari tipi di vino, annate e aree di produzione.
L’uso dei solfiti è ammesso anche dalla nuova normativa sul vino biologico.
In ogni caso si tratta di prodotti di fascia professionale che richiedono quindi l’uso da parte degli esperti.
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